venerdì 5 ottobre 2007
LEGGERE E CAPIRE
Ci eravamo riunite per mettere a fuoco, come la legge imponeva, “Gli obiettivi minimi” da raggiungere al termine della prima classe. Oltre alle quattro titolari (della quali una ero io) c’era anche Sara, che avrebbe affiancato le prime in quel suo ultimo anno prima di andare in pensione.
“Allora, per la lettura” disse la Cristina “Scrivo - Che sappiano leggere correntemente -“
“Ma comprendendo quel che leggono” aggiunsi io quasi meccanicamente, tanto per completare la frase di Cristina.
Ma lei, la Carla e Mario mi guardarono tutti insieme, tutti meravigliati allo stesso modo:
“Ma no, non importa!”.
Eravamo nei giorni precedenti l’inizio della prima elementare, credevo ancora che servisse spiegare, discutere le mie ragioni.
Cercai di convincere che saper leggere senza capire cosa si legge è peggio che non saper leggere affatto, è cosa che annoia i bambini, che non ha alcun senso e così via...
Macchè, dovetti desistere...
Con gli anni imparai a convivere con i miei colleghi, nel senso che gli “obiettivi” miei propri non sempre erano coincidenti con quelli presi collegialmente secondo la legge.
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1 commento:
Ma allora vogliamo figli=pappagalli? Che non sanno cosa dicono e leggono?
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