martedì 2 ottobre 2007

SCACCHI INSEGNATI AI BAMBINI - in 6 tappe


(il mio metodo , ripreso dalla Federscacchi italiana, è stato da me ideato e collaudato per più anni. Prevede che i bambini abbiano almeno 7 anni e non più di 11 anni: dopo tale età l’approccio deve essere diversificato)

1^ PUNTATA (ritmo settimanale) - introduzione e prima tappa.

LE MOTIVAZIONI

PERCHE' INSEGNARE GLI SCACCHI AI BAMBINI?
Perché è un gioco, ma soprattutto perché gli scacchi sono un eccezionale strumento per raggiungere alcuni fondamentali obiettivi nello sviluppo della mente, della personalità, del comportamento sociale.

1) sviluppo mentale: il gioco consente di adire una sicura conoscenza spaziale, una coordinazione oculo-motoria importante, l’aumento della facoltà di concentrazione e memoria in situazioni via via più complesse, lo sviluppo di specifiche capacità inerenti a riflessione e rielaborazione di concetti;
2) sviluppo della personalità: controllo del proprio corpo (la corretta postura durante il gioco è rilevante, come anche il controllo delle mani e della voce!), conoscenza e superamento dei propri limiti (ivi comprese timidezza e aggressività), capacità di assorbire l’eventuale sconfitta in un contesto più ampio e positivo, aumento della capacità di impegnarsi, aumento dell’autonomia e della responsabilizzazione personale;
3) sviluppo del comportamento sociale: conoscenza e rispetto degli altri, accettazione e adattamento alle regole, possibilità di interagire anche con individui che parlano un’altra lingua, esercizio di pazienza e tolleranza ecc.

COME INSEGNARE GLI SCACCHI AI BAMBINI?
Elemento necessario è che ogni fase dell’apprendimento sia sempre divertente e i bambini possano trovare in essa motivo di interesse e soddisfazione.
I bambini devono SCEGLIERE di imparare questo gioco senza esservi forzati, ma solamente invogliati, altrimenti saranno di disturbo (a questo impegno volontario iniziale potranno in seguito essere richiamati coloro che tengono comportamenti non idonei).

LA TECNICA - riservata all'insegnante: ne potranno essere partecipi eventualmente i genitori solo a fine corso, per evitare anticipazioni e interferenze fuorvianti)
Quella da me sperimentata con successo si articola in sei tappe distanziate tra loro di due o tre giorni.
Durante questo intervallo i bambini NON dovranno utilizzare il gioco degli scacchi.
Lo svolgimento di ogni tappa ha una durata non superiore ai 35 minuti divisi, indicativamente, in dieci minuti di spiegazioni e 25 di gioco (salvo la prima, nella quale il rapporto è inverso).

1^ fase, costituita da 6 tappe

PRIMA TAPPA

I bambini vengono divisi in coppie (omogenee per età il più possibile): quando sono finalmente seduti e zitti, in attesa, si dà inizio alla spiegazione.
La mia esposizione ha luogo in una “atmosfera di attesa” che ottengo con qualche secondo di silenzio da parte mia, mentre guardo quasi uno per uno i diversi bambini. Poi inizio a parlare a voce bassa e molto lentamente.
Prima di tutto faccio alzare la mano a tutti i bambini che conoscono il gioco della “dama” e dico loro che devono assolutamente cancellarlo dalla loro testa per poter imparare gli scacchi. Ci rimangono un po’ male, ma se lo ricorderanno meglio!

1. Presento la SCACCHIERA (se non si ha una lavagna/scacchiera si può tenerne una sempre davanti a sé, in verticale, durante le spiegazioni) come un “campo di battaglia” in cui si affrontano due forze nemiche, il bianco e il nero.

2. Spiego che ogni bambino imparerà a manovrare il proprio “esercito” per battersi contro l’avversario.

3. Sempre in silenzio (se parlano mi fermo e li guardo senza dire niente) distribuisco ad ogni coppia la scacchiera.

4. Immediatamente dopo pongo ai bambini il quesito: “La mettete a casaccio?”. Lo stupore che suscita questa domanda (molti bambini non avevano certamente pensato che la scacchiera avesse un “verso”) mi dà modo di indicare efficacemente che il quadrato bianco, la CASA bianca (uso questo termine indicandola con il dito sulla mia scacchiera verticale) deve essere alla destra di ciascun giocatore. Attenzione: bisogna accertarsi che tutti sappiano con sicurezza da che parte sta la destra, facendo alzare la mano corrispondente, dato che la presenza dei mancini non consente altri riferimenti (questo controllo impegna i bambini in modo particolare, giacché il loro avversario, posto di fronte, alzerà la mano in senso contrario). Il tempo dedicato a questo esercizio di POSIZIONAMENTO DELLA SCACCHIERA è efficace, in quanto difficilmente verrà dimenticato in seguito, anche se per qualcuno ci sarà ancora necessità di controllo nelle tappe seguenti.

5. Quando tutti sono con la scacchiera a posto, avviso rapidamente i bambini che gli scacchi sono “persone serie” e non vogliono rotolare sul pavimento, essere battuti o strisciati, ma vogliono sempre essere trattati educatamente: a questo punto distribuisco i giochi ponendo in mezzo a ciascuna scacchiera la scatola che contiene gli scacchi e avvisando di attendere le istruzioni per aprirla (se le coppie sono numerose bisogna sbrigarsi).

6. Insegno ora a tutti insieme come DISPORRE I PEZZI (mantengo sempre la voce bassa e vellutata e mi fermo pazientemente se qualcuno parla): ciascuno dovrà cercare e togliere dalla scatola il pezzo richiesto e posizionarlo; da parte mia controllerò che tutti abbiano disposto con esattezza il proprio pezzo.

a) La fortezza, cioè la TORRE. “Dove la mettereste?” chiedo: in generale ci indovinano e ne sono molto soddisfatti.
b) “Subito vicino la cavalleria, rappresentata dal CAVALLO!”: è facile!
c) “Ora prendete l’ALFIERE, quello con l’elmo in testa” (il taglio), “E’ il portabandiera” (questo pezzo non si aggancia ad esperienze dei bambini e l’accenno alla bandiera serve a renderlo più familiare).
d) Dopo una pausa “Attenzione, sono rimasti due case libere e due pezzi grandi: quella più bassa è la REGINA, DAMA molto, molto importante nel gioco, ma anche assai vanitosa, perciò la metterete nella casa del suo colore e il RE potrà mettersi nel posto che rimane”.
e) Infine “Ora sistemate i PEDONI, cioè i soldati, tutti in posizione davanti”.


Ciascun punto viene esposto a voce lenta. Anche le pause sono sufficientemente lunghe e tranquille. L’esperienza mi ha insegnato che questa presentazione consente, nella fase successiva, di riscontrare pochi errori che vengono di solito autocorretti.
Si rassicureranno i bambini dicendo loro che è normale commettere qualche errore per alcune volte e che la cosa non è molto importante.
Si spiegherà anche che non serve discutere per le divergenze, in quanto c’è un ARBITRO che viene chiamato alzando la mano, il quale deciderà la ragione in base alle regole.

Non è possibile concludere la prima tappa senza gratificare le attese di gioco dei bambini: si inizia quindi "a giocare".

Questo è il momento preciso per una IMPORTANTE PRECISAZIONE:

Faccio mettere loro le mani dietro la schiena: devono impegnarne una a tenere prigioniera l'altra!
Infatti insegno che si deve giocare “solo con gli occhi”, LA MANO deve restare “prigioniera” dietro la schiena senza mai “scappare” sulla scacchiera; quando occhi e cervello avranno messo a punto il movimento giusto E SOLO ALLORA, la mano, fulminea (faccio il veloce gesto accattivante!) uscirà da dietro la schiena, farà la MOSSA e tornerà prigioniera dietro.
E’ auspicabile che i bambini imparino questo controllo per evitare non solo noiosi aleggiamenti delle dita sopra la scacchiera, ma anche mosse precipitose che non possono più essere controllate dall’arbitro!
Inoltre bisognerà spiegare che “LA BOCCA deve rimanere sempre chiusa, come se si parlasse una lingua diversa da quella dell’avversario: infatti si può giocare anche con quelli che ne parlano una diversisissima dalla nostra”.
Questi stratagemmi sono finalizzati ad ottenere un giusto atteggiamento di “serietà”: lasciati liberi, i bambini comincerebbero a giocare con tutte e due le mani, toccando più pezzi contemporaneamente, scherzando tra loro e/o utilizzando i pezzi per giochi d’altro tipo, ecc.

1. Insegno quindi la più semplice MOSSA DEL PEDONE, limitandomi a dire che va avanti sempre dritto e di un solo quadretto per volta.

2. Dirò che PER PRIMO MUOVE IL BIANCO e che il gioco prosegue con MOSSE ALTERNE DEL BIANCO E DEL NERO.

3. In questo momento è determinante insegnare che LA MOSSA NON SI PUÒ’ RIPETERE: una volta fatta è fatta; così anche, se si TOCCA UN PEZZO si è obbligati a muoverlo.

4. Alla conclusione di questa fase i bambini si troveranno con i pedoni bloccati da quelli dell’avversario. Questa posizione suscita domande sulla prosecuzione cui si promette di dare risposta la volta dopo.


Ultima, necessaria e non secondaria parte della prima tappa:
Prima di andare via i bambini dovranno sistemare ordinatamente i pezzi sulla scacchiera, come alla partenza del gioco (per dar modo all’insegnante di controllare che ci siano tutti) e solo dopo questo controllo ogni coppia potrà alzarsi e andar via.
Torneranno per la 2^ tappa dopo non meno di 3 e non più di 5 giorni. Nel frattempo non devono avere accesso agli scacchi, allo scopo di mantenere in tensione il desiderio di apprendere il gioco.
In seguito l’insegnante (eventualmente coadiuvata dai più idonei) provvederà a rimettere i pezzi nelle scatole e metter via tutto il materiale.
In questo modo dovranno concludersi tutte le tappe e occasioni di gioco.
(continua)

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