mercoledì 3 ottobre 2007

PLANISFERO STORIE


“Vorrei un planisfero” dissi alla vecchia maestra che distribuiva i sussidi didattici della scuola.
Mi guardò addirittura scandalizzata: “Un planisfero! In prima classe! Ma no, si usa solo in quinta!”
Cercai di spiegarle che io ne avrei fatto un uso del tutto particolare e che... insomma, mi serviva UN PLANISFERO!
Lei, guardandomi in modo riprovevole, ma non osando contrapporsi più di tanto, andò in fondo allo stretto deposito, nel quale erano accatastati in bell’ordine sulle rastrelliere le carte geografiche in gran numero (dono della Cassa di Risparmio), compresi diversi planisferi.
“Umh, umh...vediamo un po’... no... no... ecco, questo qui... è un po’ rotto...”.
Estrasse dal braccio più in basso della rastrelliera un vecchio planisfero stracciato e ciancicato.
“Ma sì, ma sì... ci metterò un po’ di scocht, grazie...” dissi un po’ a denti stretti, ma, alla fin fine, avevo conquistato il mio planisfero!

Lo appesi in classe e cominciai a raccontare ai bambini delle storie “con il dito”. Chiedevo a uno e all’altro: “Noi siamo qui, a Venezia, vuoi andare con la nave, con il treno o con l’aereo?” e ancora “Vuoi andare dove fa freddo o dove fa caldo?”.
A seconda della risposta cominciavo: “Un giorno Mauro decise di fare un viaggio. Mise in valigia una giacchetta, prese l’impermeabile e andò al porto per prendere una nave...” e intanto il mio dito percorreva l’Adriatico, il Mediterraneo, l’Oceano “Ecco lo Stretto di Gibilterra, quanto mare, è l’Oceano” infine approdavo in qualche porto del Brasile dove a Mauro capitavano avventure fantastiche nella foresta amazzonica.

Poi è toccato a loro, a turno, "fare i viaggi e raccontare le avventure": qualcuno, avendo scelto di fare il viaggio in treno, andava col dito sul mare.... senza il "traghetto": che risate, che fantasie scherzose...
Ben presto il treno, come la nave, fu ... indotto da tutti a seguire dei percorsi obbligati, non potendo passare sulle Alpi altro che nei punti dei tunnel, ecc. Solo l’aereo consentiva di passare indifferentemente su acqua, monti e terra.

Dopo due o tre mesi, quando ci servì spazio alle pareti, l’usatissimo planisfero venne arrotolato, ma ogni tanto alcuni bambini lo stendevano a terra e, sdraiati, lo utilizzavano scambiando ipotesi e storie.

Va da sé che arrivarono a conoscere tutti abbastanza bene una certa terminologia e logistica geografica: POLO SUD, POLO NORD, AMERICA, AUSTRALIA, ISOLE DEL PACIFICO, ANDE, FORESTA AMAZONICA, PAMPAS, DESERTO, OCEANO, MAR MEDITERRANEO, ALPI, e via dicendo.

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