"....Mano mano che procedevo.., la dislessia diventava un albero dalle lunghe e tortuose radici, che non potevano essere estirpate senza una lunga pazienza e mai completamente.
La conoscenza che acquisivo allarmava proprio perché confermava quelle oscure paure che avevo accumulato. E non mi dava alcun sollievo scoprire che era un disturbo assai più diffuso di quanto mai avessi supposto.
Come spiegare allora che non erano reperibili testi di divulgazione, guide per i genitori e gli insegnanti, ricerche condotte nelle scuole italiane?
Per quante indagini facessi, restai a mani vuote. Tanto disinteresse, quel silenzio dei libri non stava certo a significare che nel nostro paese i dislessici erano rari, indicavano piuttosto una sordità, un'indifferenza degli ambienti scientifici. Così solo si spiegava l'indifferenza della scuola di Umberto, l'assenza di ogni iniziativa pubblica. L'unico segno di interesse era appunto quel libro esposto nella bacheca della clinica. Più, insomma, leggevo, cercavo di informarmi, più io e Umberto eravamo soli contro tutti...
Umberto non poteva essere il solo dislessico esistente in Italia e dunque chissà quanti altri, al pari di me e di Umberto, combattevano senza speranza, senza capire, senza protestare, senza pretendere aiuti, rassegnati e colpevoli per quella loro rassegnazione che condannava i figli al semianalfabetismo, a ogni sorta di disturbo comportamentale...
... Soltanto in Italia avere un figlio dislessico è una tragedia senza qualità che si rappresenta davanti all'indifferenza della scuola, degli istituti scientifici, delle istituzioni pubbliche.
... non sapevo a chi rivolgermi per guarirlo e aiutarlo, dal momento che negli anni della scolarizzazione di massa la scuola si dedicava soltanto a quei figli, a quei piccoli cittadini che .. distinguevano il tempo dallo spazio senza errori, confusioni e omissioni, che si orientavano nell'universo avvicinabile con la stessa facilità con la quale gli uccelli migratori volano seguendo la rotta dei loro viaggi stagionali.....
... Proprio così era già accaduto alle elementari. L'avevano più che promosso, spedito alla scuola media, affibbiato a un altro corpo insegnante perché si provasse a respingerlo, si assumesse la responsabilità di eliminarlo...."
Ugo Pirro Mio figlio non sa leggere, Biblioteca Universale Rizzoli, MILANO 1984
lunedì 1 ottobre 2007
Ugo Pirro: "Mio figlio non sa leggere"
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