1° PERCORSO
Le informazioni vengono fornite “preconfezionate” e il bambino è invitato a ripeterle e ricordarle senza alcun uso delle sue capacità critiche di sviluppo.
La CONOSCENZA così acquisita è costretta in una struttura forzatamente rigida di elementi “dati” , che non coinvolge la personalità nella sua interezza e quindi rimane limitata nella sua utilizzazione (ne incontriamo tanti che, pur avendo frequentato la scuola a lungo e magari anche letto, non sono in grado di assimilare nella loro conoscenza quanto hanno appreso in modo da costruire “cultura”?)
2° PERCORSO
Quello che viene “dato” è un
INPUT non ancora confezionato,
che stimoli la formulazione di ipotesi,
la verifica delle stesse,
le deduzioni e osservazioni che ne conseguono,
costituenti queste ultime esse stesse un nuovo INPUT ,
costruendo una sorta di “catena”
tramite il continuo sviluppo ed esercizio di capacità critiche.
La CONOSCENZA che ne consegue è stata “costruita” in itinere, non data a priori e pertanto è “smontabile” “riutilizzabile”, diventa flessibile e facilmente utilizzabile per l’avvio di ulteriori ipotesi e/o per “aggiustare” o mettere in relazione le conoscenze con tale metodologia apprese in precedenza.
Questo vuol dire che la “conoscenza” è diventata una metodologia coinvolgente l’intera personalità e quindi utilizzabile in molteplici contesti.
Il primo percorso è poco produttivo per la formazione della persona, anche se molto più “riposante” per l’insegnante e molto più facile.
Coinvolge meno anche il rapporto umano discente-docente, rapporto che è indispensabile all’apprendimento.
Purtroppo sono molti ancora gli insegnanti, in tutti i gradi dell’istruzione, dall’asilo al liceo, che non si pongono neppure il quesito, provoncando nefaste conseguenze umane e sociali.
Per fortuna vi sono, anche se meno numerosi, insegnanti che si impegnano faticosamente a perseguire (“inventando” e vivendo con i loro alunni)
lo SVILUPPO DI UNA CONOSCENZA CRITICA.
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