domenica 11 novembre 2007

VENETO IRRSAE - SCUOLA - ESPERTA DISCIPLINARE IN GEOGRAFIA

GLI STAGES, I CORSI, LE MODALITA', I MATERIALI

PARTE PRIMA

All'inizio degli anni '80, l'IRRSAE Veneto, Istituto Regionale per la Ricerca, la Sperimentazione e l'Aggiornamento, aveva ideato un metodo di "aggiornamento degli insegnanti".

In verità la cosa durò solo quattro anni circa, poi vennero a mancare i fondi (?) e l'attività ebbe termine!

Peraltro essa, a mio avviso, si è dimostrata di gran lunga più efficace e meritoria di quanto in seguito abbia io stessa apprezzato rispetto alle iniziative (peraltro ritenute da me pessime) prese qualche anno dopo dalla Giunta Regionale del Veneto stessa.

L'IRRSAE, per prima cosa, aveva inviato a tutti gli insegnanti un questionario, nel quale si chiedevano notizie di vario tipo e la propria disponibilità a seguire degli stages.

Non so bene quale criterio l'Istituto abbia adottato per la selezione, sta di fatto però che quando mi trovai per un primo "due giorni" ad Abano e in seguito per una intera settimana ad Asiago, non potei che apprezzarne le modalità.

La selezione operata riguardò 500 insegnanti provenienti da tutto il Veneto, province o paesini.

Eravamo praticamente tutti insegnanti entusiasti del proprio lavoro al punto che non si parlava altro che di scuola. Qualche volta ci siamo detti: "Adesso basta, parliamo d'altro!", ma poi il discorso tornava subito a quest'argomento che, evidentemente, ci prendeva tutti appassionatamente.

Gli insegnanti che avevo intorno a me avevano il mio stesso bisogno di "sperimentare" qualcosa di nuovo, di "andare avanti" nella costruzione del sapere psicopedagogico, metodologico o didattico. Questo spirito ci accomunava in modo incredibile e rese altamente efficaci e produttivi tutti gli incontri. L'esperienza si ripeté per altri tre anni, ancora ad Asiago e poi a Jesolo.

Fummo divisi in gruppi a seconda delle diverse discipline. A me toccò la Geografia: imparai moltissime cose.

Lo scopo di tutto era quello di preparare una sorta di "specialisti" da inviare presso le varie direzioni didattiche a tenere dei corsi agli altri insegnanti.

Così i docenti di tutte le scuole elementari poterono seguire corsi di aggiornamento su tutte le materie scolastiche previste dai Nuovi Programmi per la scuola elementare, compresa la musica e l'attività motoria.

PARTE SECONDA

Io fui convocata subito per tenere dei corsi in due Direzioni didattiche di Venezia poi seguirono altri corsi in provincia e ancora a Venezia negli anni a seguire.

Per la preparazione delle mie lezioni impiegai praticamente tutta l'estate.

Mi ero impegnata in modo particolare a "tradurre" il frutto dei miei studi in modalità facilmente accessibili ai colleghi, compilando una serie di schemi e grafici su carta trasparente (da utilizzare con la lavagna luminosa) che avrebbero fornito una traccia visibile di quanto andavo esponendo a voce.

I grafici e la mia esposizione erano completati anche dalla visione di numerose diapositive da me predisposte e riguardanti luoghi geografici, vedute aeree, bambini al lavoro, ecc.

Ritengo anche sia stata importante per i colleghi la visione diretta dei vari plastici geografici realizzati dai miei alunni in modo piuttosto veloce: una ventina di minuti circa una o due volte a settimana, per realizzarli seguendo delle brevi mie informazioni, senza ulteriori approfondimenti (salvo poi cercare gli esempi pratici negli atlanti geografici).

Tenevo in modo particolare ad esibire questi plastici, perché si poteva apprezzare così direttamente la facilità della loro fattura, composta di un supporto di cartone con incollate sopra "montagne" ottenute accartocciando un giornale e incollandoci sopra opportunamente delle strisce di altro giornale. Il tutto veniva poi dai bambini colorato con le tempere e arricchito di altri elementi (alberi, case, ponti, ecc).
Di tali manufatti era anche sperimentabile la maneggevolezza e la leggerezza, che ne consentiva la sospensione alle pareti della classe (temporanea o duratura).

I plastici costituivano anche materiale per giochi, narrazioni, ecc, che inevitabilmente servivano a rafforzare la conoscenza di concetti e termini.

Nel mostrarli esponevo anche i problemi pratici che avevo incontrato: per esempio il bambino che non riesce ad attaccare "dritto" un albero e suscita la contrarietà dell'altro bambino più preciso: un'occasione da sfruttare per far osservare che non tutti gli alberi crescono perfetti, perché dipende anche da cosa c'è sotto... ; oppure come tenere occupato almeno per un po’ il bambino agitato, incaricandolo di "tenere ben pressate" le parti incollate del suo manufatto e così via.

Linetta al figlio P. (in USA con una borsa di studio)
Intanto qui ci sono grosse novità: ... mi ha chiamato un direttore di Venezia per tenere il famoso “Corso” di geografia agli insegnanti del suo Circolo didattico.
Così sono molto emozionata ed impaurita... Da lunedì a venerdì prossimi avrò quindi una sessantina di “alunni” maestri e terrò le lezioni alla scuola G. di Venezia.
Mi sono preparata del materiale per la lavagna luminosa e delle diapositive per agevolare la mia carente (pare vero eh?) parlantina. Ho pensato anche di portare qualche esempio pratico di plastici fatti dalla mia classe.
Nelle riunioni pomeridiane alla mia scuola mi trovo come sempre a questionare con i colleghi che antepongono ogni loro comodo privato al discorso “scuola”.
Purtroppo quest’anno mi verranno affibbiati due tre somarelli ripetenti e perderò invece una delle mie perle: spero di riuscire a riformare il gruppo classe in modo soddisfacente.


PARTE TERZA

Ma non tutto fu proprio rose e fiori.

Mi trovai invischiata in dissidi e contestazioni politiche di alcuni che ritenevano non ottimale il modulo così pensato e avrebbero visto invece più idonea la figura del professore universitario. . Fu letto un documento. Poi, visto che gli insegnanti erano obbligati a seguire il corso (fatto in settembre, prima dell'inizio delle lezioni) e con la presenza del direttore, il mio corso (che era il primo in assoluto nella scuola) ebbe inizio.

Ero piuttosto tremante, ma già alla fine della prima lezioni ricevetti i complimenti di molti colleghi e del direttore. Alla fine dei miei tre giorni ebbi perfino un battimani generale .

Cosa potevo desiderare di più? Mi sentii rassicurata e partii con maggiore coraggio verso i corsi che seguirono.

Caro figlio,
sono stata molto occupata con le lezioni di cui ti ho detto.
Ne ho fatte già due e così posso dirti qualcosa: intanto ero emozionatissima per tutta la durata della prima ....Ma il direttore mi ha detto che ero andata benissimo ... Deve aver passato la parola in giro, perché mi sono giunte altre due proposte (che accetterò).

Anche molti colleghi mi hanno detto che tutta la lezione era stata molto più interessante e vivace di quanto si aspettassero e questo a dispetto di un documento di contestazione ai corsi letto all’inizio (non volevano “colleghi” ma professori universitari)!

Mi ero preparata numerosi schemi “disegno” per la lavagna luminosa (quest’estate ci ho lavorato per ore e ore per mettere a punto il programma, i concetti e poi tradurli in schemi rapidi!) e così non è stato neppure tanto difficile, nonostante l’emozione, mantenere il filo della lezione come mi ero proposta.

Nella seconda lezione uno si è alzato e, non smentito da nessuno, ha testualmente detto: “Professori universitari o no, dichiaro che queste due lezioni sono state le più interessanti cui ho assistito negli ultimi anni, sia da un punto di vista tecnico, che pratico!”. .... Un altro mi ha detto “Splendida esposizione”, così ora ho perso ogni timore e mi sento più tranquilla.

Sto invece entrando nello stress di inizio anno: devo ancora chiarirmi alcune idee e poi avrò tre bambini in più (2 ripetenti) e uno in meno.



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