domenica 30 settembre 2007

1^ classe - LE ASPETTATIVE

Questi i primi impegni all’inizio della prima, qui scritti in ordine non gerarchico:

formare il gruppo classe - conoscere i bambini - creare un contatto efficace con le famiglie - rispondere in modo adeguato alle aspettative di “imparare” che hanno i bambini stessi

Ho individuato nell’effettuazione di giochi per gruppi o collettivi la metodologia necessaria a perseguire sia il primo che il secondo obiettivo.
E’ stato necessario, inoltre, “analizzare” i singoli bambini per scoprirne al più presto le caratteristiche dal punto di vista prettamente scolastico, allo scopo di mettere in atto le strategie necessarie a superare le eventuali difficoltà di apprendimento.

Così, dopo un mese di osservazione, nella classe risultavano presenti, oltre ai casi dubbi e alle diversità naturalmente presenti in un gruppo di bambini.

un bambino dislessico in modo accentuato,
un bambino ipercinetico e molto lento nella comprensione,
un bambino moderatamente autistico,
un bambino assolutamente disadattato all’ambiente scolastico per motivi familiari,

C., non sapeva letteralmente né camminare, né correre, ma si spostava solo saltellando di traverso, un po’ come un gamberetto.
Avrei poi dovuto scoprirne le motivazioni nel suo vissuto familiare (il padre, morto prima della sua nascita in una escursione in montagna, aveva prodotto una reazione di eccessiva prudenza nella mamma e soprattutto nei nonni, che non consentivano al bambino alcuna esperienza motoria autonoma, tenendolo sempre a mano e senza mai farlo camminare su muretti o bordi).

Oltre a non saper camminare, C. non sapeva neppure stare seduto: scivolava continuamente dalla sedia sul pavimento, pur sembrando interessato a seguire quanto veniva fatto in classe e si fermava lì a lungo, muovendosi continuamente le dita delle mani davanti agli occhi.

C. rappresentava davvero un mistero: si esprimeva con un linguaggio ricco e ricercato, in perfetto italiano (divenne il nostro “esperto di scienze”!). All’inizio avevo pensato provenisse da una famiglia molto acculturata ...! Poi venni invece a scoprire che passava le sue giornate con i nonni analfabeti, visto che la madre (diplomata) lavorava tutto il giorno; tutta la famiglia, comunque, parlava sempre e solo in dialetto!

sabato 29 settembre 2007

1 Insieme in prima classe elementare

LA GRANDE ESPERIENZA


Il 23 gennaio 1985 ebbi ufficilamente l’incarico per una classe prima per l’anno scolstico seguente.
Fui felicissima: non avevo più colleghe del tempo pieno che avrebbero “distrutto” il mio lavoro. Infatti mi era capitato in passato che, mentre io mi sforzavo di convincere i bambini che imparare era divertente, seppur faticoso, e per questo mi impegnavo nella ricerca di giochi ad hoc, la mia collega entrasse in classe dicendo: “Ora che avete giocato con Linetta, cominciamo a studiare!”.
Avrei portato la classe fino in quinta.
Per la prima volta avevo l’occasione di verificare di persona:
a) se era possibile insegnare in modo diverso dall’usuale, evitando ai bambini la noia e conservando invece il loro entusiasmo
b) che livello di apprendimento era possibile raggiungere con metodi diversi sia per i bambini più dotati, sia per i “normali”, sia per i meno dotati.
Già ad aprile mi misi a studiare prima di tutto le statistiche (ahimè solo anglosassoni) dei bambini.
Mi parve impossibile che dal Ministero italiano non partissero direttive metodologiche e didattiche volte agli insegnanti e riguardanti i bambini dislessici: risultava infatti che il 20% dei bambini aveva questa caratteristica e il 5% di questi in modo grave.
Una volta appurato che il metodo globale per questi bambini era micidiale, come mai veniva applicato senza discussione dal 99% degli insegnanti in prima classe?
Queste e altre domande mi spinsero ad approfondimenti e studi.
Quando a settembre mi trovai di fronte la classe mi sentivo abbastanza pronta...!

PRIMO ASSAGGIO DI PARTENZA

"L'insegnante metaforicamente mi sembra sempre un ciclista o un automobilista che deve prima di tutto correre, cioè far scuola tutte le mattine, e mentre corre aggiustare tutti i guasti e possibilmente trasformare una Balilla in una Jaguar.

E' ovvio che non è molto semplice, ma in effetti è questo che vi si chiede. Io penso che nella scuola italiana cambierà qual­cosa soltanto quando gli insegnanti potranno aver diritto a delle pause cadenzate e periodiche in cui fare le trasformazioni della struttura, la­vorando per esempio all'interno degli istituti universitari, dove possono avere delle strutture di ricerca che possano consentire loro di rimetter­si in ordine le capacità di conoscenza e le capacità didattiche. Una specie di libertà di "gironzolamento" all'interno di strutture fatte apposta per questo.

Se non otterremo questo sarà difficile pretendere qualcosa di sma­gliante in poco tempo."

Prof.Gabriele Zanetto dell'Università di Padova
Monteortone 27 gennaio 1987