martedì 16 ottobre 2007

DISLESSIA - PREVENZIONE


DéPISTAGE IN PRIMA ELEMENTARE


Sara (che mi avrebbe coadiuvato nella classe per circa sei ore a settimana) ed io decidemmo che i primi giorni dell’anno con i bambini sarebbero stati dedicati in modo particolare all’indagine dei prerequisiti esistenti nei bambini e dei “problemi” più gravi che avremmo dovuto affrontare.

A questo scopo per tutto il primo mese di scuola abbiamo lavorato con schede grafiche, esercizi motori e osservazione allo scopo di individuare il più presto possibile la presenza di bambini in particolari difficoltà, allo scopo di poter intervenire prontamente dove possibile.

Facendoli camminare carponi a quattro zampe per osservare la correlazione del movimento notammo M., che andava molto lentamente e non riusciva assolutamente a coordinare mani e gambe. Si sarebbe presto rivelato un tipico dislessico grave, pur essendo un bambino discretamente intelligente e riflessivo.

Il dépistage da noi messo in essere ci ha consentito di individuare un bambino dislessico in modo accentuato, un bambino ipercinetico e molto lento nella comprensione, un bambino moderatamente autistico, un bambino assolutamente disadattato all’ambiente scolastico per motivi familiari, oltre ad evidenziare alcuni casi dubbi e le diversità naturalmente presenti in un gruppo di bambini.

L'osservazione durò intensa per circa due settimane, poi Sara ed io, in strettissimo coordinamento, cominciammo ad adottare le diverse strategie didattiche e metodologiche che ci sembrarono più efficaci.

Potemmo anche notare un bambino, C., che non sapeva letteralmente né camminare, né correre, ma si spostava solo saltellando di traverso, un po’ come un gamberetto.

Avrei poi dovuto scoprirne le motivazioni nel suo vissuto familiare (il padre, morto prima della sua nascita in una escursione in montagna, aveva prodotto una reazione di eccessiva prudenza nella mamma e soprattutto nei nonni, che non consentivano al bambino alcuna esperienza motoria autonoma, tenendolo sempre a mano e senza mai farlo camminare su muretti o bordi).

Oltre a non saper camminare, C. non sapeva neppure stare seduto: scivolava continuamente dalla sedia sul pavimento, pur sembrando interessato a seguire quanto veniva fatto in classe e si fermava lì a lungo, muovendosi continuamente le dita delle mani davanti agli occhi.

C. rappresentava davvero un mistero: si esprimeva con un linguaggio ricco e ricercato, in perfetto italiano (divenne il nostro “esperto di scienze”!). All’inizio avevo pensato provenisse da una famiglia molto acculturata ...! Poi venni invece a scoprire che passava le sue giornate con i nonni analfabeti, visto che la madre (diplomata) lavorava tutto il giorno; tutta la famiglia, comunque, parlava sempre e solo in dialetto!

Vi era poi L.C., molto sviluppato fisicamente e di temperamento giocoso, che manifestava una evidente lentezza mentale nell’apprendimento (già emersa all’asilo), ma che era bravissimo nelle attività manuali.

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